• Ecco una selezione di albi illustrati da leggere questa primavera! Tanti libri, tutti diversi, per alimentare curiosità e conoscenza, o per godersi una bella storia stesi sul prato.

    Prime scoperte di primavera: albi illustrati per i più piccoli

    Una margherita, una foglia, una coccinella, un bastoncino sul marciapiede, il verso di un uccello, la terra fresca e bagnata. Quanti tesori trovano i bambini in natura!

    Ecco quattro libri sulla primavera per i più piccoli. Letture che si distinguono per una struttura narrativa semplice, illustrazioni affascinanti e di qualità, in grado di stupire e accompagnare i bambini alla scoperta del mondo naturale.

    Quando leggerli? Quando preferite! Dai 18 mesi in poi li trovo adeguati, ma sappiate che l’età è un criterio soggettivo che serve ad orientarvi, non prendetelo mai come un limite!

    Libri sulla primavera per i più curiosi

    Se la primavera suscita tante domande e tante curiosità, ecco una serie di albi illustrati che fa al caso vostro: vanno bene a tutte le età, ma perfette dai 4 anni (e prima con la mediazione di un adulto). Tante informazioni e illustrazioni per poter ordinare e catalogare le meraviglie della natura.

    Albi illustrati di diverso formato, da portarsi dietro durante un gita al parco o un pic-nic in montagna, per imparare come si chiamano piante e insetti e per alimentare la curiosità e la passione nei confronti del mondo naturale.

    Storie di primavera: cinque albi illustrati da non perdere

    Chi ha voglia di ascoltare una bella storia seduto sull’erba? Magari è sabato, l’aria è tiepida e avete tutta la giornata davanti a voi insieme ai bambini. Dai libri che parlano di primavera, alla gara per il giardino cittadino più bello, fino alla vita all’interno di un alveare. 5 storie in cui la primavera è regina indiscussa.

    Libri che hanno trovato il favore e l’entusiasmo tra i bambini di 2-4 anni, ma che potete leggere quando ne avete voglia e quando i vostri bambini sono pronti!

    Libri sulla primavera per esploratori provetti

    Per i bambini più grandi che hanno voglia di avere nozioni più precise, vi consiglio questi libri. Consigliati dagli 8 anni in su, ma anche prima se letti insieme ad un adulto. Curiosità, nozioni scientifiche, illustrazioni affascinanti, esperimenti e dettagli insoliti sul mondo animale e vegetale.

    Il club dei cerca-cose: avventure ambientali per posta

    L’ultimo consiglio non è un libro, ma una proposta di attività di grande valore e qualità, che trovo perfetta da fare questa primavera. Avete mai sentito parlare del club dei cerca-cose?

    Il Club dei Cerca-cose è una casa editrice specializzata in giochi per bambini sulla natura con la missione di ispirare le bambine e i bambini a fare la differenza, prendendosi cura della Terra e degli altri, Avventura dopo Avventura.

    Se sei curioso/a, ne avevo parlato anche qui.

    Club dei cerca-cose: avventure ambientali..per posta!

    Qual’è il libro che leggerete in queste prime domeniche di sole e tepore primaverile?

  • “Non guadagnavamo niente dalla fattoria, perché il suolo nella nostra regione non è tanto adatto alla coltivazione. Così abbiamo smesso di arare i campi, di mungere al chiuso e abbiamo lasciato che le mucche, i cavalli, i maiali e i cervi, vagassero liberi sui nostri terreni. Sono accadute cose incredibili, la vita selvatica è tornata nei nostri campi.” – Isabella Tree, autrice

    Quando siamo ritornati selvaggi di Isabella Tree e Allira Tee, con il titolo originale in lingua inglese When we went wild. A story about how we can bring nature back è una storia sensibile e attenta all’ambiente, che mostra quanta bellezza può arrivare se ci si lascia guidare dai ritmi della natura. Pubblicato in Italia da Slow Food Editore (2021), casa editrice dell’omonima associazione internazionale, che ha a cuore i temi della sostenibilità alimentare, biodiversità e educazione al gusto.

    Quando siamo ritornati selvaggi: la trama

    Nancy e Jake allevano mucche e maiali, e coltivano la terra con grossi macchinari, usando pesticidi e sostanze chimiche. Curano gli animali e il raccolto come tutti gli altri contadini, ma si rendono conto che qualcosa non va, che la loro fattoria manca di vita.

    I due, arrivano a maturare la consapevolezza che qualcosa nelle loro vite deve cambiare.

    Un’urgenza, quella del cambiamento, che li scuote a tal punto da fargli cambiare approccio al lavoro nei campi. Cosa succeredebbe se trasformassero la fattoria in una specie di giungla?

    Ecco che la fattoria inizia a ripopolarsi di vegetazione e animali. Tornano le api, gli insetti, e la vegetazione inizia a ripopolare i campi.

    Ma non tutti sono contenti di questo cambiamento: le aziende agricole vicine pensano che la vegetazione selvaggia sia fuori controllo, che il paesaggio sia rovinato, e protestano a gran voce.

    Una scampata alluvione, aiuterà gli abitanti del villaggio e gli altri contadini a vedere le cose da una nuova prospettiva…

    Quando siamo ritornati selvaggi: una storia autobiografica

    Una storia autobiografica, che l’autrice racconta attraverso i personaggi di Nancy e Jake, e che riflette la scelta fatta insieme al marito Charles, di ritornare “selvaggi” nella loro fattoria del West Sussex, in Regno Unito.

    Un albo illustrato che lancia un monito importantissimo: quello di avere maggiore cura del suolo, rispettando la natura e i suoi ritmi, ad esempio “dando ai terreni un tempo di recupero, permettendo agli insetti di impollinare le piante e lasciando che siano loro a tenere sotto controllo i parassiti”. L’insieme di queste pratiche si chiama agricoltura rigenerativa.

    Un ritratto fedele di come l’agricoltura moderna e l’allevamento intensivo non sono garanzia di benessere umano e animale, e di come sia fondamentale pensare a soluzioni alternative per migliorare le condizioni del presente.

    E noi cosa possiamo fare? Impegnarci per favorire la creazione di spazi naturali vicino a noi: sui pendii delle colline, nel parco cittadino, ai margini delle strade, nei giardini delle chiese e anche sui davanzali delle nostre case! Per dare vita a un mondo più selvatico e felice.

  • Un libro o catalogo fotografico per l’infanzia, è un libro composto da fotografie o immagini estremamente realistiche, che ritraggono oggetti quotidiani, come animali, mezzi di trasporto, cibo, indumenti, giocattoli, elementi naturali legati al mondo del bambino. Sull’importanza del libro fotografico nello sviluppo del linguaggio e nell’educazione allo sguardo ne avevo già parlato qui.

    Il catalogo fotografico per bambini è un libro che invita lo sguardo, stimola il dialogo e l’ampliare delle conoscenze. Un supporto per meravigliarsi e mappare il proprio mondo.

    Il primo libro fotografico per bambini nasce negli anni ’30

    Il libro fotografico per bambini ha origine negli anni ’30 negli Stati Uniti. Mary Steichen Calderone pubblicò a New York “The first Picture book. Everyday things for babies“, un libro contenente immagini reali da proporre ai bambini dall’anno e mezzo in poi. Un progetto fotografico nato dall’esigenza di proporre una versione realistica degli oggetti, per consentire ai bambini di mappare il mondo nei primi anni di vita. Qui, il bambino riconosce l’oggetto di uso quotidiano e con l’aiuto di un adulto lo nomina, facendolo esistere.

    “È in questo” aggiungeva Mary Steichen, “che sta il piacere che i bambini traggono dalle immagini: a loro piace riconoscere ciò che conoscono; per loro è un piccolo trionfo personale. Ed è anche un conforto e un godimento.” (Se ti interessa, puoi leggere qui l’approfondimento sul blog di Topipittori.)

    C’è poi la fotografa Tana Hoban che dagli anni Ottanta, ha pubblicato per i piccolissimi libri in bianco e nero ottenuti con la tecnica della rayografia, divenuti famosissimi e recentemente arrivati in Italia con i titoli “Bianco e Nero” (Editoriale Scienza, 2021) e “Che cos’è?” (Camelozampa, 2021). Numerose sono le pubblicazioni di libri fotografici: Count and see, Lookbook, Is it larger, is it smaller?, Shapes shapes shapes e tanti altri, ormai reperibili solo in librerie specializzate come Spazio B**K, qui il link al loro catalogo.

    Dal 23 ottobre al 22 gennaio, lo spazio Mutty a Castiglione delle Stiviere (Mantova) ha organizzato una mostra dedicata a Tana Hoban dal titolo Guardare è un gioco.

    Anche in Italia negli anni Settanta e Ottanta si sono viste sperimentazioni interessanti relative al catalogo fotografico per l’infanzia: uno degli esempi è Cicci Coccò, realizzato all’inizio degli anni Ottanta dalla coppia Arnone-Munari. L’idea alla base era quella di creare un catalogo di immagini che avessero come soggetto il mondo bambino: curiosità, gioco, sguardi, concentrazione, la celebrazione del quotidiano. Pubblicato in un’edizione trilingue (italiano, inglese, francese), ricco di rime, cambi di prospettiva e fotografia in bianco e nero, Cicci Coccò è decisamente un libro dell’editore Corraini di grande impatto, da collezionare nella propria libreria domestica!

    Ciccì Coccò (Corraini, 2000)

    Nei primi anni 2000, una fotografa americana inizia a pubblicare cataloghi visivi cartonati: è Jill Hartley, autrice di numerosi libri destinati ai bambini. I suoi libri dai colori brillanti ed accesi, sono una celebrazione di colori, sensi e sapori e adottano prospettive tipiche del mondo bambino. Tra i suoi titoli più interessanti: Colores sabores e Red+Green (purtroppo entrambi introvabili in Italia!)

    In Francia esiste una grande tradizione di libri fotografici destinati ai bambini, in cui la sperimentazione e la ricerca di punti di vista sempre nuovi, hanno permesso la pubblicazione di proposte di qualità e dal carattere innovativo.

    Autori contemporanei come Claire Dé e François Delebecque hanno contribuito in maniera considerevole ai cataloghi fotografici per l’infanzia. Delebecque, famoso per i suoi imagier caratterizzati dalla duplicità nei linguaggi (presenza di immagini ad alto contrasto, fotografia e alette da sollevare), è uno degli autori più di rilievo per la proposta fresca e innovativa di libri destinati ai bambini più piccoli. Tra i titoli da tenere d’occhio Les animaux de la ferme e Imagier de la plage.

    Les animaux de la ferme (Delebecque, Les Grandes Personnes)

    Degno di nota, anche il lavoro di Claire Dé, artista plastica e fotografa che ama sperimentare con forme, colori e materiali. Dal 2005 ad oggi ha pubblicato numerosi libri fotografici, caratterizzati da una ricerca e uno sguardo unici sul mondo dell’infanzia. Da non perdere Compte sur tes doigts, Qui suis-je? e Ouvre les yeux.

    Qui suis-je? (Claire Dè, Les Grandes Personnes)

    In Italia, il libro fotografico ha fatto fatica ad affermarsi e per molti anni, le uniche proposte accessibili sugli scaffali di librerie e biblioteche sono state alcune proposte promosse dall’associazione Nati per Leggere come i libri delle facce. Da menzionare e degni di approfondimento futuro, anche i libri foto-illustrati, in cui la fotografia si accosta all’illustrazione, che si sono affermati grazie ad autrici come Marianna Balducci.

    Tra le proposte attuali, molto interessante il lavoro della coppia Carminati-Tappari con le pubblicazioni A fior di pelle e Ninna Nò, in cui le foto di Massimiliano Tappari, accompagnano le parole in rima della poetessa Chiara Carminati.

    A fior di pelle (Lapis, 2018)

    Se in A fior di pelle troviamo inquadrature di dettagli del corpo di un bambino, e una dolce filastrocca dedicata alle diverse parti del corpo, in Ninna Nò, gli oggetti della vita quotidiana sembrano animarsi, oggetti che il bambino già conosce, in una curiosa ricerca di volti all’interno di oggetti come zuccheriere, patate e spremiagrumi.

    In ultimo, una recente uscita per Il Castoro, sono I cestini delle stagioni e I cestini dei tesori di Chiara Arcari e Andrea Nastasi (2021). In entrambe le pubblicazioni, la fotografia su fondo bianco permette al bambino dall’anno in poi di nominare e mappare il mondo, acquisendo nuovo vocabolario legato agli oggetti della casa, alle stagioni, al tempo.

  • Quelli come noi non piangono (Achtste groepers huilen niet è il titolo in lingua originale) è un romanzo scritto da Jacques Vriens, uno dei migliori autori nederlandesi per bambini e ragazzi, arrivato in Italia nel 2021, grazie alla casa editrice milanese Albe, con la traduzione di Valentina Freschi.

    Un romanzo uscito in Olanda nel 1999 e che ha riscosso un enorme successo, tanto da essere stato tradotto in molte lingue e diventato anche un film (la versione italiana ha come titolo Quelli di terza media non piangono (2012), lo trovate su Prime Video).

    Una storia che affronta un argomento difficile, quello della malattiala leucemia, vissuto e raccontato attraverso gli occhi di una ragazzina di undici anni. Una storia vera che si intreccia al vissuto dell’autore: Jacques Vriens è stato insegnante di scuola, e questo libro è dedicato ad una sua alunna, Anke, morta di leucemia durante i suoi anni di insegnamento. A dieci anni dalla morte della ragazza, ha pubblicato questo libro, per celebrare la sua memoria attraverso la protagonista Akkie.

    Un romanzo scorrevole, pensato per un pubblico di lettori dai 10 anni in su, capace di affrontare un tema complesso come quello della malattia, senza mancare di empatia e umorismo.

    Quelli come noi non piangono: la trama

    Akkie è una ragazza di 11 anni, brillante e sportiva, che frequenta la classe ottava, l’ultima classe di primaria in Olanda. Ama il calcio, le piace andare a scuola e ha molti amici. È piena di energie ed è sempre presente quando i suoi amici hanno bisogno di lei. Akkie sembra non avere paura di niente. Un giorno però, crolla a scuola. Tutti sono preoccupati. Che le è successo? I suoi genitori la portano in ospedale, dove scoprono che Akkie è malata di leucemia e che ha bisogno di cure immediate.

    Akkie è costretta improvvisamente a rivedere i suoi progetti come la recita di fine anno e il torneo di calcio tra scuole – e così anche i suoi compagni: l’eterno nemico Joep, l’affascinante Laurens, l’amica del cuore Elise, il piccolo Sven, che si stringono attorno a lei e la accompagnano nel corso della sua malattia.

    “Cara Akkie,
    guarisci in fretta
    torna alla svelta,
    magari in bicicletta,
    perchè niente
    senza di te
    è divertente.”
    – dalla tua migliore amica Elise

    Il cancro. Nella sua testa Akkie pensava che fosse una cosa che capita solo ai grandi, come al marito della maestra Ina. Il mondo pare capovolgersi e la bambina, si ritrova a cambiare vita in pochissimo tempo, in equilibrio tra una profonda vulnerabilità e una grande voglia di vivere e lottare.

    Quelli come noi non piangono: lo stile

    Con grande empatia, Jacques Vriens accompagna la protagonista, i suoi genitori e gli amici lungo un cammino di consapevolezza, mostrandoci la dura lotta contro la malattia, fino al suo triste epilogo.

    Akkie in questo percorso rimane fedele a sè stessa: continua a sognare di partecipare alla gita scolastica (e ci andrà!), il torneo di calcio e la recita di fine anno. Attraverso le pagine, assistiamo ad una progressiva presa di coscienza della situazione da parte della protagonista, che è capace di conservare il suo entusiasmo e la sua voglia di tornare alla normalità.

    I personaggi di questo libro sono autentici, genuini: bambini e bambine che si ritrovano a fare i conti con qualcosa più grande di loro, qualcosa per cui è difficile trovare le parole e scegliere le emozioni.

    Una storia suddivisa in 17 capitoli, con uno stile di scrittura scorrevole e senza fronzoli, grazie anche alla traduzione di Valentina Freschi, che rende questo romanzo una lettura coinvolgente che lascia spazio alla riflessione.

    Una storia che parla dell’importanza di vivere il momento e di trovare insieme la forza e il coraggio di accettare anche l’inevitabile.

    Se siete curiosi e volete acquistare il romanzo, lo trovate qui.

    Buona lettura!

  • “Ogni parola che non conosci è un calcio in più che avrai nella vita” – don Milani

    Quante parole conoscono i ragazzi di oggi?

    Maurizio Parodi, dirigente in quiescenza e autore del libro “Non ho parole – Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico” afferma che si assiste sempre più ad una perdita di parole. Le parole non “attecchiscono” e si hanno così poche parole per esprimere le proprie idee, le proprie emozioni, che così sfuggono, disconosciute giacché innominate.

    I giovani sono di poche parole nel senso che non ne conoscono molte e ne usano ancora meno.

    Se mancano le parole significa che non ci sono state esperienze significative, input culturali e soprattutto non c’è stata lettura a sufficienza, lettura di qualità, capace di aprire occhi e orecchie.

    C’è chi si difende dicendo che leggere lo si fa tutti i giorni, ad esempio quando leggiamo un testo sullo schermo del nostro cellulare. Ma è così davvero? E’ la stessa cosa leggere un risultato di Google rispetto alla pagina stampata di un libro? Che ne pensate?

    La lettura di libri, riviste e giornali può sicuramente aumentare la conoscenza lessicale e la comprensione di un testo, ma non solo. Uno dei modi migliori per conoscere più parole e avere una proprietà di linguaggio più ampia, nasce dall’abitudine all’ascolto a partire dalla lettura ad alta voce, strumento fondamentale nel creare un terreno fertile per l’apprendimento di nuove parole e concetti.

    “La parola è la chiave fatata che apre ogni porta” – don Milani

    Lettura ad alta voce: non solo parole

    Se vogliamo crescere bambini e ragazzi “di tante parole” la lettura ad alta voce è una tappa importante in questo percorso.

    Quando si parla di benefici concreti della lettura, occorre tenere presente che quando un genitore legge a suo figlio, lo dovrebbe fare per il puro gusto della lettura e dello stare insieme, non certo perchè spera che il suo bambino un domani impari a leggere precocemente..

    Tuttavia, gli esperti hanno individuato benefici appartenenti a tre categorie principali:

    1) cognitivi
    2) linguistici ed emotivi
    3) relazionali

    Dal punto di vista cognitivo, la lettura ad alta voce ha effetti sulla memoria, sulla capacità di attenzione e di problem-solving. A livello linguistico, già si è detto come la lettura ad alta voce sia in grado di ampliare il vocabolario, aiutare ad una maggiore comprensione del testo e far crescere le future abilità di lettura. Dal punto di vista emotivo e relazionale, il leggere insieme, fa rafforzare le competenze relazionali e di empatia, aiutando a costruire legami di fiducia e di ascolto.

    Leggere albi illustrati: tra quotidianità e prime scoperte del mondo

    Kvêta Pacovská, artista e illustratrice di origine ceca e medaglia internazionale Hans Christian Andersen (1992 ) diceva che l’albo illustrato è la prima galleria d’arte che il bambino visita. Una galleria d’arte, in cui testo e immagini di un libro, integrano e rafforzano le esperienze dal vero.

    Fin dai primi mesi di vita, la lettura condivisa rappresenta una valida impalcatura per sostenere il bambino nell’acquisire la capacità di controllo e gestione dei suoi impulsi e di regolazione emotiva. E nel famoso saggio Leggimi forte di Rita Valentino Merletti e Bruno Tognolini passano in rassegna tutti gli aspetti positivi della lettura ad alta voce. Se non lo avete ancora letto, lo trovate qui.

    La lettura ad alta voce dovrebbe diventare una pratica quotidiana, fatta senza forzature, in un momento rilassante e raccolto. Pensate al logo di Nati Per Leggere: una mamma con in braccio il suo bambino e un libro aperto. Io amo leggere perché amo te, sembra dirci.

    Bellissima e degna di essere menzionata, anche la filastrocca di Nati Per Leggere composta dal poeta Bruno Tognolini:

    Leggimi subito, leggimi forte

    Dimmi ogni nome che apre le porte

    Chiama ogni cosa, così il mondo viene

    Leggimi tutto, leggimi bene

    Dimmi la rosa, dammi la rima

    leggimi in prosa, leggimi prima.

    Leggere è un gran bel modo di crescere

    Leggere è un gran bel modo di crescere scrive Cristina Petit nel libro taccuino “Tutti i libri che abbiamo letto insieme”:

    “Si cresce leggendo. Leggendo si cresce. […] 

    I libri aiutano a diluire le emozioni così forti e improvvise e amplificano le loro ottime intuizioni sul mondo. La lettura fornisce nei piccolissimi l’attivazione del pensiero analogico e la vita comincia ad avere un ordine perché la storia nella sua massima finzione, fa emergere le qualità narrative della propria esistenza e improvvisamente il mondo è più comprensibile e amabile[…] 

    Un libro fin da piccoli ci allena alla pazienza perché la storia non arriva tutto e subito. Io regalo il tempo alle parole e loro dentro di me diventano qualcosa di molto più maestoso perché sono noccioli di grande lentezza”.

    Sempre in questo testo Cristina Petit afferma poco dopo:

    La pratica della lettura condivisa fin da piccoli è il modo più efficace per apprendere ed amare i libri e la lettura. Tutti i bambini hanno bisogno di storie e di un genitore che trasformi le parole che legge in carezze, coccole, risate.”

    Leggere a scuola: accesso alla lettura e democrazia cognitiva

    Prima ancora di apprendere tecnicamente a leggere, i bambini imparano a leggere ascoltando, si preparano cioè con specifiche tappe a sviluppare un’altra abilità più complessa e articolata che è quella della lettura autonoma. Ma questa è un’altra storia.

    Anche se la famiglia è la prima culla della lettura, un altro spazio privilegiato è la scuola.

    Federico Batini nel suo libro “Leggimi ancora. lettura ad alta voce e life skills” (Giunti Scuola, 2018) scrive che: “non è realistico pensare che i progetti di promozione della lettura rivolti ai genitori, per quanto importanti, risolvano il problema dell’enorme differenza in termini di accesso ad esperienze di lettura  per i bambini. Spesso a questi progetti, inoltre, partecipano prevalentemente genitori che hanno già a cuore il tema approfondendo, se possibile, le differenze“.

    E ancora:
    Le scuole rappresentano l’unico ambiente dove è possibile raggiungere tutti, cercando di attenuare gli effetti negativi che si associano alle condizioni di svantaggio. Dell’abitudine della lettura deve farsi carico il sistema di istruzione dedicando un tempo adeguato.

    Federico Batini parla da sempre di lettura ad alta voce come concetto di democrazia cognitiva, in grado di rispondere alle differenze sociali che alcuni bambini si portano sulle spalle.

    Ecco perché è importante leggere a scuola ogni giorno. 

    Gli insegnanti appaiono quindi come donatori di storie, a loro il compito di scegliere bei libri e belle storie e regalare lettura libera e non volta alla verifica di abilità.

    Nella mia esperienza di maestra posso dire che la sensazione che ho è che le maestre sono troppo impegnate a riempire quaderni e poco a riempire i cuori. 

    Concludo, con una citazione di Plutarco, che diceva che “gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”.

    Un modo per accendere le scintille è leggere tante belle storie. 

    Chi è Simona Tondo?
    Sono insegnante nella scuola primaria a Lizzanello, provincia di Lecce e mamma di due gemelline di 7 anni.
    Laureata in Scienze Pedagogiche e Scienze della Formazione Primaria. Da circa 10 anni mi occupo di letteratura per l'infanzia e promozione della lettura a scuola e fuori dalla scuola. Ho frequentato corsi con Nati per Leggere, AIB, Hamelin, Artebambini e Accademia Drosselmeier. 
  • Sono Vincent e non ho paura è un romanzo per ragazzi commovente e sincero sui meccanismi psicologici del bullismo. Una lettura che è arrivata in occasione del 7 febbraio 2022 Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo e che oggi vi racconto in questo spazio.

    Dopo il suo enorme successo in Germania e nei Paesi Bassi, che lo ha consacrato come caso letterario, facendolo arrivare finalista al Deutscher Jugendliteraturpreis (il premio Andersen tedesco!) Sono Vincent e non ho paura è arrivato in Italia grazie all’editore Camelozampa, con la traduzione di Olga Amagliani del testo originale nederlandese di Enne Koens.

    Un romanzo in grado di rivelare cosa si nasconde dietro al bullismo: le emozioni, le paure, il rapporto con gli altri, le bugie, e come la percezione della realtà spesso cambia in funzione di ciò che si vive.

    Sono Vincent e non ho paura: la trama

    Sono Vincent e non ho paura è un romanzo che descrive alla perfezione i meccanismi del bullismo e le sue conseguenze psicologiche su chi ne è vittima: la convinzione di meritarsi in qualche modo le angherie, la paura che condiziona ogni attimo delle giornate, la frustrazione di non poter essere diversi da quello che si è.

    Vincent, ha undici anni e ogni giorno a scuola è vittima di un branco di bulli che lo tormentano, rendendo la sua vita un inferno. Il mondo degli adulti sembra non accorgersi di cosa succede e Vincent non ne parla mai con nessuno, se non con Charlotte, la sua babysitter.

    Vincent però ha un piano: tra non molto ci sarà il campo scuola, e lui, che sa tutto di sopravvivenza, ha preparato un piano segreto per fuggire lontano, che ogni giorno dopo la scuola, ripassa minuziosamente.

    “Attrezzatura: scatola di sopravvivenza,
    1 paio di pantaloni e giacca per la pioggia,
    1 paio di pantaloni convertibili impermeabili
    e traspiranti, stivali, 2 paia di calzini, 1 felpa
    in pile antivento con cerniera e cappuccio, 4 mutande pulite, 2 magliette,
    corda, matita, bussola, sacco a pelo, crema solare..”

    Sono Vincent e non ho paura (Camelozampa, 2022)

    Nel frattempo, in classe arriva una ragazza nuova che, noncurante delle regole, gli diventa amica e che sarà responsabile di un importante cambiamento nella vita di Vince.

    Non vi svelo altro, se volete sapere cosa succede, dovrete leggerlo. Lo potete acquistare qui.

    Sono Vincent e non ho paura: come sopravvivere al bullismo secondo Vince

    Sono Vincent e non ho paura (Camelozampa, 2022)

    Vincent conosce a memoria il Manuale di sopravvivenza. Non esce mai senza il suo kit di emergenza. Sopravvivere è la sua specialità. Non ha molta scelta, perché ogni giorno, a scuola, sopravvivere è la sua missione, da quando Dilan e il suo branco di bulli l’hanno preso di mira.

    Nel corso della narrazione, Vincent fa il conto alla rovescia per l’inizio del campo scuola. Sappiamo che si sta preparando a sopravvivere, non sappiamo ancora cosa accadrà, ma percepiamo che quello sarà un punto di svolta, un ribaltamento, e anche Vince pare saperlo.

    Per sopravvivere Vincent ha imparato a memoria il Manuale di sopravvivenza: sa come costruire un rifugio sicuro, ha imparato ad accendere un fuoco, a medicare le ferite, a cosa fare se resta senz’acqua o se si va in ipotermia.

    Ma per sopravvivere Vincent ha anche un mondo immaginario popolato da animali che esprimono i suoi stati d’animo e gli fanno compagnia. Un protagonista fragile e messo a dura prova dai bulli, ma anche molto forte, grazie al mondo immaginario che si è costruito e alla presenza di una nuova persona che sembra comprenderlo e volergli essere amica.

    Sono Vincent e non ho paura: lo stile

    Un romanzo adatto alle ultime classi della scuola primaria, dai 9 anni in su, ben scritto, scorrevole, a capitoli e dai toni leggeri. Il tema trattato è quello del bullismo e delle sofferenze e segni che lascia, ma ciò che emerge da questo romanzo è la voglia di riscatto, la voglia di vivere, il desiderio di non soffrire più.

    Nonostante si parli di un tema così delicato, non ci sono condanne, nè vittimismi: c’è solo Vincent che si prepara a fuggire, e che viene salvato dal mondo immaginario che si è costruito e dall’arrivo di una nuova amica.

    In un’originale veste grafica in verde e nero creata dall’illustratrice Maartje Kuiper, che rende accattivante la lettura, e un carattere easy reading, ormai marchio di fabbrica delle proposte di narrativa di Camelozampa, Sono Vincent e non ho paura, è un libro da leggere insieme e da proporre a scuola, per riflettere insieme sul bullismo e aiutare bambini e ragazzi a sviluppare empatia e rispetto verso sè stessi e gli altri.

    Vi lascio un estratto dell’ultima pagina. Buona lettura!

    “Dal momento in cui comincio a parlare non ho più paura. Dico tutto quello che ho da dire, e tutti ascoltano. E’ questo che devo fare, non ho paura. Non mi preoccupo per il futuro. Non sono matto. Sono diverso, come tutti. E ho La Jas. Tutti ascoltano. La mia classe non fa volare una mosca. Racconto tutto. Tutto quello che è successo in classe. Ma anche del parco e della mia fuga di notte. Quando racconto del coltello la maestra Marlies si copre la faccia con le mani. Mi viene già più facile della prima volta che ho raccontato tutto, sulla roccia. Non ho fretta. Non mi trema la voce. Dilan tace. Anche quando parlo di lui. Dalle facce dei miei genitori, vedo che sono atterriti dalla storia, ma non dicono niente. La polizia si segna tutto. Stasera La Jas e io, canteremo: I don’t ever wanna feel, like I did that day. Take me to the place I love, take me all the way. Non voglio mai più sentirmi come quel giorno. Portami in quel bel posto, portami fino a là.”

  • Stiamo passeggiando nel bosco e all’improvviso vediamo davanti a noi delle impronte. Questa notte ha piovuto e il terreno è fangoso. Le impronte attraversano il sentiero da una parte all’altra, per poi perdersi nel fitto del sottobosco e confondersi tra le foglie.

    Pensiamo subito ad un cinghiale o a un cervo. E se fosse un lupo?

    A tutti noi sarà capitato di scovare delle impronte nel terreno durante una passeggiata nel bosco o sulla neve. A volte, essere in grado di riconoscere l’impronta di un animale può fare un’enorme differenza! Ti è mai capitato?

    Impronta di scoiattolo. Foto presa dal sito http://www.studioforest.it

    Il libro che vi presento è un albo illustrato edito da Nomos, dedicato all’affascinante mondo delle orme, rigorosamente a grandezza naturale! Una lettura che abbraccia una fascia d’età molto ampia, che è in grado di generare curiosità e desiderio di conoscenza del mondo animale.

    Orme: impronte di animali a grandezza naturale, di John Townsend

    Orme: impronte di animali a grandezza naturale è un albo divulgativo pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Nomos, e arrivato già alla seconda ristampa per il grande successo ottenuto. Scritto e illustrato da John Townsend, con la consulenza di esperti naturalisti, Orme è un libro che accende passione e curiosità verso il mondo animale, per bambini e adulti di tutte le età.

    Quando scorgiamo nel terreno l’impronta di un animale, mettiamo in moto i nostri sensi, ritroviamo abilità perdute e affiniamo il nostro processo deduttivo, al fine di comprendere quale animale si cela dietro ogni traccia: Orme è un albo illustrato che affianca l’esperienza dal vero, in cui il bambino può realmente mettersi alla prova, facendo supposizioni sulle orme degli animali che ha trovato durante una camminata all’aperto, facendo paragoni e raccogliendo informazioni sul mondo animale vicino e lontano.

    Orma di gorilla (Nomos, 2019)

    Per ogni animale scopriamo il suo nome collettivo, dove abita (grazie ad un mappamondo che mostra in quali continenti è diffusa la specie), la sua orma a grandezza naturale e le sue dimensioni comparate a quelle di un uomo.

    Che cosa sono le orme?

    Le impronte sono la forma delle zampe impressa sul terreno da un animale durante le sue fasi di spostamento e svolgimento delle attività. Se scorgiamo impronte singole, allora parliamo di orme, se le impronte invece sono organizzate insieme e vanno in una determinata direzione, si chiamano piste. Lo sapevi?

    Il segno lasciato dalla zampa di un animale è dato dall’appoggio del suo “piede” e dal suo modo di camminare: ci sono animali che appoggiano la pianta del piede e tutte e cinque le dita, altri che appoggiano solo le unghie del piede e altri ancora che appoggiano solo il cuscinetto plantare e le quattro dita.

    Ricci, daini, volpi…ma anche alligatori, gorilla ed elefanti!

    Pagina dopo pagina, scopriamo come il riccio, che dorme durante il giorno per procurarsi il cibo durante la notte, è dotato di una zampa posteriore leggermente più grande rispetto a quella anteriore. Facciamo la conoscenza del coniglio selvatico, diffuso perlopiù in Europa e caratterizzato da dita lunghe e palmate, per favorire la stabilità mentre salta: le sue zampe posteriori sono lunghe circa 6 cm!

    Orma di coniglio selvatico (Nomos, 2019)

    Ci emozioniamo per gli zoccoli della giraffa (lunghi circa 30cm) e rimaniamo impressionati dalle grandi mani del gorilla, così simili alle nostre…ma in grande scala! Quest’ultimi, diffusi tra le montagne dell’Africa centrale, sono oggi una specie in via d’estinzione e rappresentano le più grandi scimmie del pianeta.

    Nell’ultima pagina, le orme di un elefante africano e del suo cucciolo: ci meravigliamo nello scoprire che l’altezza di un elefante alla spalla è sempre il doppio della circonferenza della sua zampa e non possiamo che restare senza fiato davanti all’immensità della zampa posteriore di un elefante africano a grandezza naturale!

    Orma di elefante (Nomos, 2019)

    Dal toporagno al gorilla, dal pipistrello alla giraffa, Orme è una guida naturalistica insolita per conoscere la bellezza e la diversità del regno animale, a partire dalle impronte!

    Consigliato a bambini e adulti curiosi!

  • Della luna in letteratura è stato scritto tanto. E anche nella letteratura per bambini e ragazzi, tanti sono gli albi illustrati che a diversi livelli, hanno voluto raccontare la luna ai bambini: a volte la luna assume le sembianze di un volto tondo da riconoscere nel cielo, altre invece, la luna è una presenza fissa che si affaccia alla finestra al momento dell’addormentamento (come in Goodnight Moon di Margaret Brown o Papà mi prendi la luna per favore? di Eric Carle), altre volte ancora, la luna è legata al sogno, alla fantasia e all’ignoto.

    La notte in cui la luna sparì (Pulce Edizioni, 2021) è un albo illustrato poetico dal sapore di una favola tradizionale giapponese. Scritto da Cristina Petit e accompagnato dalle illustrazioni del grande pittore giapponese Ohara Koson, La notte in cui la luna sparì è un albo che suscita meraviglia e riflessione, destinato a tutti quei grandi e bambini che hanno voglia di una storia dal sapore lontano.

    La notte in cui la luna sparì: la trama

    La luna piace molto ai bambini e molto anche agli animali.
    I bambini la guardano dalla finestra o dal marciapiede.
    Gli animali la salutano dal bosco o dalla piccola parte di mondo in cui vivono.
    E la vedono anche quando è molto leggera nel cielo
    …”

    Con queste parole veniamo accolti all’interno della storia. Ci troviamo in un bosco, vicino ad un fiume, e nell’aria c’è fermento e grande preoccupazione: alle oche è giunta voce che la luna non sarebbe spuntata nel cielo quella notte.

    Una notizia, un pettegolezzo, quello della luna, che arriva all’orecchio degli animali di tutto il bosco, interrompendo la quiete del tardo pomeriggio di settembre. Le oche, incarnando la loro natura chiaccherona, iniziano a starnazzare rumorosamente per avvisare tutti gli animali che la luna non spunterà. Alcuni animali, come le anatre, le carpe, la mosca si agitano, altri invece restano impassibili e quasi infastiditi, come la tigre, la civetta e il babbuino.

    Gli animali protagonisti di questa storia, come gli uomini, si portano dietro vizi e virtù legati alla loro natura, e ce ne rendiamo conto per gli aggettivi che vengono usati per descriverli (il babbuino è riflessivo, le oche rumorose e agitate).

    In un crescendo di tensione, in cui sempre più animali si agitano alla notizia portata dalle oche, sul finale, questa viene stemperata dall’entrata in scena del babbuino, che scende dal suo albero, e spiega alla mosca che le cose non sono sempre come appaiono.

    Dopo l’intervento del babbuino, le cose sembrano tornare alla quiete di sempre.

    “Finalmente le oche poterono fare il loro spettacolo di volo sincronizzato che stavano preparando da mesi ma…tutti stavano giù dormendo“.

    La notte in cui la luna sparì: lo stile

    Il formato verticale del libro ricorda quello di un tanzaku (biglietto scritto su carta tradizionale giapponese con desideri e preghiere, in occasione della festa delle stelle di Tanabata).

    I testi sono scritti in stampato maiuscolo per una maggiore facilità di lettura, aspetto che lo destinano ad un pubblico di lettori ampio, che arriva fino ai primi anni della primaria. Un testo leggero e delicato che accompagna le tavole pittoriche di Ohara Koson con grande armonia.

    Le illustrazioni sono quelle di Ohara Koson (1877-1945), pittore giapponese del XIX secolo, famoso per le sue opere nello stile kachoe-e, stile pittorico naturale con fiori e uccelli come soggetti, di cui Hokusai e Hiroshige furono i maggiori esponenti (avete presente il quadro dell’onda?).

    La notte in cui la luna sparì è un albo illustrato che avvicina i bambini all’arte, all’osservazione del mondo naturale. Un libro da leggere ad alta voce prima di addormentarsi, per fantasticare sulla luna e sugli animali di questa storia.

    Ohara Koson: dal kasho-e al giapponismo

    Di Ohara Koson, nonostante la prolifica produzione artistica, si san ben poco. Alla fine dell’ 800 fu professore alla Tokyo School of Fine Arts, dove incontrò Ernest Fenollosa, curatore d’arte giapponese al Museum of Fine Arts di Boston. L’incontro tra i due segna l’avvio della carriera artistica di Koson, che da quel momento in poi, sarà più celebre all’estero che in patria, dove gli verranno commissionate opere da parte di collezionisti americani ed europei.

    Negli anni ’30, molte sue opere comparvero anche in mostre nei musei europei e americani: l’esportazione massiccia delle sue opere avvenne perchè a quel tempo i giapponesi avevano perso il senso per i loro valori tradizionali, mentre in Occidente il giapponismo avanzava, da quando dopo la seconda metà dell’Ottocento, le prime stampe giapponesi erano arrivate in Olanda tramite la Compagnia delle Indie.

    Un albo illustrato che ricorda una favola giapponese, da leggere insieme o da soli, e in grado di suscitare bellezza e meraviglia. Buona lettura!