• Sono arrivate le prime giornate di freddo. Ora di sorseggiare di nuovo cioccolate bollenti e di rispolverare i giochi in scatola, certo. Ma è anche un tempo nel quale si possono fare belle passeggiate e giocare all’aperto, quando il meteo non è apocalittico, almeno. Vestiti “a cipolla”, scarpe che non soffrano troppo l’incontro con il fango, e via. Perché gironzolare nella natura (che sia un parchetto urbano o un grande spazio aperto) fa sempre bene alla mente e al corpo. Oggi vi propongo, una carrellata di albi che celebrano la bellezza dell’esplorazione e del vivere all’aperto, nelle loro tante sfaccettature.

    Iniziamo con un classico dal fascino senza tempo. Tutti a spasso, dell’autrice e illustratrice britannica Shirley Hughes, è arrivato sui nostri scaffali grazie a Pulce edizioni un paio d’anni fa, anche se è stato pubblicato originariamente negli anni ’80. Un albo illustrato che ci accompagna in un appassionato viaggio – quasi liberatorio visto con la lente del mondo post- pandemia – attraverso le stagioni, per finire con l’inverno e il periodo natalizio. Tra le sue pagine gioiose, i suoi versi e le sue tavole a volo d’uccello, un vero piacere per gli occhi, troviamo bambini intenti a scoprire tutte le trasformazioni della natura. Tutti i mesi dell’anno sono perfetti per esplorare il mondo fuori casa. Quattro stagioni, un quartiere brulicante di vita e di relazioni calde, dei bambini fortunati perché viene loro permesso di “andare a spasso”, di sperimentare il gioco libero all’aperto. Il fango, l’acqua, il vento, sono elementi amici da scoprire. E insieme alle stagioni, alla natura che cambia, vengono i riti, i momenti speciali del calendario, illustrati con tutta la magia del tratto inconfondibile di Shirley Hughes.

    9788832186369 Tutti a spasso. Ediz. a colori - Shirley Hughes,E. Mazzoli

    Del diritto al gioco all’aperto, ma anche di rabbia e incomprensione tra mondo bambino e adulto parla La buca dell’autrice svedese Emma AdBåge, edito in Italia da Camelozampa (2020). Un albo delizioso e provocatorio. Nel giardino della scuola c’è una grande buca un po’ fangosa, sorprendente regalo di un precedente cantiere. I bambini la chiamano La Buca. E la vivono intensamente, inventandosi mille giochi che chi lavora in educazione chiamerebbe destrutturati. Arrampicandosi sulle radici di un albero abbattuto, scivolando, correndo, scavando, raccogliendo rami e sassi. Tutte attività irregolari e sospette agli occhi di un piccolo ma preoccupato manipolo di insegnanti che li osservano dai bordi del magico cratere. Gli adulti vedono la buca come una minaccia alla sicurezza collettiva e fanno di tutto per impedire ai bambini di giocarvi dentro.

    La buca - Emma AdBåge - Camelozampa

    Sono pagine scanzonate, lucidissime, liberatorie quelle de La buca, rese vive dallo stile realisticamente fumettoso, ricco di dettagli esilaranti. Pagine che mettono in evidenza, da una parte, quella fissazione per la sicurezza che ci accompagna sempre più in questi anni. Un atteggiamento che rischia di contaminare sempre di più anche le vite dei bambini contemporanei. Dall’altra parte, da queste tavole emerge – e viene implicitamente denunciata – una visione piatta e miope dell’infanzia; quella di chi vorrebbe che i bambini fossero, appunto, sempre prevedibili e controllabili. Che non uscissero dalle righe, dagli schemi dei manuali e dai recinti superattrezzati costruiti per loro. Come se il potere dell’immaginazione, la capacità di vedere e toccare e divertirsi con ciò che non c’è o di trasfigurare il reale non fosse la sostanza stessa di cui è fatta l’infanzia. Come se il rischio (relativo), la sperimentazione, lo sporcarsi non fossero ingredienti importanti nell’avventura di crescere.

    E di avventure guidate dal potere dell’immaginazione ne troviamo a bizzeffe nel capolavoro di Sven Nordqvist Passeggiata col cane, portato in Italia lo scorso anno sempre da Camelozampa (2020). Tutti durante i lockdown dell’ultimo anno e mezzo avrebbero voluto avere un cane da portare a fare pipì. Ma questo, fidatevi, batte ogni aspettativa! Passeggiata col cane è un silent book al quale sta a pennello la definizione di “senza parole”: perchè lascia senza fiato e perchè è difficile descriverlo, rendergli giustizia, lasciando al lettore il completamento di senso della storia.
    Rientra nella categoria degli albi “brulicanti” con le sue grandi, spettacolari tavole che ricreano ognuna una sorta di mondo parallelo, ricchissime di dettagli infiniti, di vita, di pura meraviglia.

    Un piccolo umano (una bambina, ma potrebbe essere anche un maschietto, tratti e abbigliamento lo lasciano decidere a noi), nelle prime tavole saluta la nonna e si avvia a portare a spasso un esuberante cagnone. Da una stazione in stile vittoriano inizia un viaggio mirabolante (e spesso faticoso) in una serie di universi incantati, che noi vediamo dall’alto, in grandi tavole panoramiche nelle quali si fondono scenari naturali e architetture fantastiche e sfrenate.

    Ogni tappa della passeggiata ci porta in un ambiente diverso, e anche ciò che può sembrare familiare a prima vista – un parco, un salotto, uno zoo – si trasfigura in una miriade di particolari totalmente surreali che sovvertono, a tratti, l’idea che abbiamo di quei luoghi. Cagnone e bambina si immergono negli ambienti e si mescolano agli altri personaggi, curiosi e perfettamente a loro agio. Fanno quello che farebbero un cane e una bambina durante un pomeriggio fuori: mangiano un gelato (tutti e due), il cane insegue un uccello in un lago, si ferma ad annusare naso contro naso le creature più bizzarre, galoppa trascinandosi dietro la bambina, si rinfresca in un ruscello per socializzare con delle rane, gira in tondo in un prato con un gruppo di amici estemporanei, eccetera. Un libro nel quale perdersi e poi perdersi ancora. Di recente è uscito in Italia un altro albo dello stesso autore, Dov’è mia sorella?. Anche questo decisamente degno di essere scoperto.

    Visto che ci avviciniamo all’inverno, ecco due bellissimi albi che hanno come co-protagonista la neve, ormai sempre più rara nelle nostre città e forse, per questo, ancora più magica: La prima neve di Bomi Park, edito da Lupoguido (2018) e Peter nella neve di Ezra Jack Keats, pubblicato in Italia da Terre di Mezzo (2019).


    Il primo si gioca tutto sui toni del bianco, del grigio e del nero con alcuni dettagli in rosso. Onirico e assolutamente incantevole, ci porta a seguire una bimba che si risveglia di notte, scoprendo che nevica. In silenzio la piccola protagonista esce di casa e comincia a giocare con la neve, seguita da un minuscolo cucciolo di cane. I due piccolissimi si avventurano nel mondo ovattato al di là del giardino di casa, facendo rotolare una palla di neve. Attraversano una città e un bosco, sotto la luna e i fiocchi di neve, fino ad arrivare ad una radura dove sono arrivati, da luoghi vicini e lontani, tanti altri bambini con le loro palle giganti di neve.


    Peter nella neve è un grande classico dell’illustrazione, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1962. All’epoca fu un’opera innovativa sia per la scelta di avere per protagonista un bimbo afroamericano, sia per l’adozione di una varietà di tecniche, tra cui il collage, nelle sue tavole. Anche in questo caso seguiamo un bimbo nella sua scoperta della neve e di tutte le entusiasmanti possibilità che una giornata nella neve può offrire: dalle impronte ai pupazzi, dagli “angeli nella neve” alle discese lungo cui ruzzolare spericolati. Se l’avventura della bimba de La prima neve si svolge in un’atmosfera onirica, Peter è un bambino reale degli anni ’60 che gode di una libertà sconosciuta alla maggior parte dei bambini della nostra società contemporanea. Lo scenario nel quale si muove è urbano, ma la neve lo trasfigura in una paesaggio incantato, dall’enorme potenziale in termini di gioco e scoperta. E Peter può esplorarlo in piena autonomia. 

    Concludiamo questa carrellata con un tocco di magia e con una guida molto speciale. Si chiama Hazel ed è la protagonista del nuovo albo illustrato di Phoebe Wahl. Little Witch Hazel. A year in the forest, edizione Tundra (Penguin Random House) raccoglie quattro racconti, uno per ogni stagione, ambientati nella Mosswood forest – un nome dal sapore, appunto, di muschio, legno e bosco.

    Little Witch Hazel- Phoebe Wahl - Tundra books

    Hazel è una piccola strega, ci dice l’autrice, anche se a noi potrebbe ricordare una gnoma. Non la vediamo usare strumenti magici, né compiere incantesimi. Intuiamo che è una guaritrice, che si prende cura con grande dedizione ed energia degli animali e delle creature del bosco. Per ogni stagione ci viene raccontato un episodio della sua vita quotidiana. Ciò che è affascinante di questo libro illustrato è, prima di tutto, l’atmosfera nella quale le storie vengono dipanate. Tavole dai colori terrosi ci accompagnano ad immergerci nell’esperienza visiva del bosco, nella sua bellezza intensa, cangiante, ipnotica. Hazel si muove con sicurezza nell’ambiente naturale. Da una parte, conosce il bosco come le sue tasche, dall’altra è ancora capace di provare meraviglia di fronte alle sue tante sfaccettature, piccola rispetto all’immensità e alle forze della natura. Il piccolo mondo ricreato da Wahl con dovizia di squisiti particolari, è una comunità vivace e attiva, che comprende uno gnomo che gestisce l’ufficio postale, una goblin calzolaia, animaletti di ogni genere, folletti e fatine e questo tessuto sociale è tenuto insieme da un forte collante. Si intuisce che ciò che muove Hazel nel profondo e che dà significato alla sua vita quotidiana è proprio il suo stare nel tessuto comunitario del bosco, occuparsi degli altri usando le sue capacità, il saper fare e la sua conoscenza della natura.

    E a voi quali libri fanno venire immediatamente voglia di respirare aria fresca e vagabondare nei prati o tra i boschi?

    Emma AdBåge, La buca. Camelozampa, 2020

    Shirley Hughes, Tutti a spasso. Pulce edizioni, 2019

    Ezra Jack Keats, Peter nella neve. Terre di mezzo editore, 2019

    Sven Nordqvist, Passeggiata col cane. Camelozampa, 2020

    Bomi Park, La prima neve. Lupoguido, 2018

    Phoebe Wahl, Little Witch Hazel. A year in the forest. Tundra (Penguin Random House), 2021

    Chi è Polly (Elena Poletti)?
    Sono una lettrice appassionata di letteratura per bambini e ragazzi, sulla quale continuo a formarmi e di cui scrivo nel mio blog Immaginarie (https://immaginarie.net/). Nella vita fuori dalle pagine, ho studiato nell'ambito delle scienze sociali e lavoro nella comunicazione nel non profit. 'Da grande' vorrei cambiare (un pochino) il mondo e, alla fine, diventare una brillante vecchia eccentrica.

  • “Le storie ispirate alla terra ci hanno aiutato nel tempo a sopravvivere, a trasmettere informazioni, a educare, a formare le coscienze. La dimensione narrativa legata alla Natura racchiude in sé il significato dell’essere al mondo, che a propria volta è profondamente legato alla sfera sensoriale, al percepire attraverso i sensi.” (Educare al pensiero ecologico, Topipittori , 2020)

    “Camminare, guardare il cielo stellato, ascoltare il rumore del mare, osservare piante, paesaggi, animali e fenomeni naturali sono azioni di cui i narratori fanno esperienza e che poi ritroviamo nelle storie sotto forma di parole e immagini”.

    Diversi mesi fa mi sono imbattuta in un saggio di Topipittori dal titolo Educare al pensiero ecologico. Ammetto che prima di prenderlo in mano, lo avevo visto tante volte sugli scaffali della libreria, e quella dicitura “pensiero ecologico” mi aveva sempre un po’ incuriosito. Non sapendo bene cosa aspettarmi ho iniziato a leggerlo. E’ stata una lettura appassionante e suggestiva, che vi invito a fare.

    Il saggio, della sociologa Rosa Tiziana Bruno, ha come punto di partenza una criticità: numerosi studi evidenziano come bambini e adolescenti stiano vivendo in una condizione di distacco dall’ambiente naturale, un deficit da contatto con la natura. Non da ora naturalmente. L’uomo con il passare dei secoli, si è sempre più allontanato dalla natura, ad esempio da quando ha iniziato ad abbandonare la campagna per vivere in un ambiente urbano. Quali siano le cause di questa disconnessione con il mondo naturale non si sa con certezza. La tecnologia? Sì, ma non solo quella.

    Con una serie di analisi interessanti e dati alla mano, l’autrice giunge a una tesi centrale: viviamo in un momento storico in cui la necessità di preservare il nostro pianeta è più forte che mai. Se vogliamo creare un pianeta sostenibile è necessario che i bambini sviluppino quella che l’autrice definisce ecosaggezza ovvero l’intima consapevolezza della connessione che ci lega a tutti i viventi. Solo in questo modo, quando gli esseri umani si sentiranno intimamente legati al proprio pianeta, potranno prendersene cura sul serio.

    L’autrice propone quindi l’albo illustrato come strumento di partenza per prepararsi a gustare l’incontro con la Natura e per suscitare riflessioni in bambini e ragazzi, suggerendo spunti di attività, testimonianze e letture svolte con classi della scuola dell’infanzia e scuola primaria.

    E parlando di rapporto con la natura, ci sono due albi illustrati molto significativi in questo senso: Gita notturna di Marie Dorléans (Gallucci, 2019) e Alba di Daniel Fehr e Elena Rotondo (Orecchio Acerbo, 2021). Entrambi narrano un’esperienza simile: quella dello svegliarsi quando ancora è notte, per ammirare e osservare l’arrivo del nuovo giorno. Due albi diversi tra loro dal punto di vista dell’illustrazione e della narrazione, ma molto simili nel mettere in scena la bellezza della condivisione di un momento nella natura per imparare a sentirsi parte di un tutto.

    Gita notturna (Gallucci, 2019)

    Dal titolo originale francese Nous avons un rendez-vous (letteralmente abbiamo un appuntamento), la storia è ambientata di notte, una notte d’estate, dove le strade del paesello deserto continuano ad emanare la calura del giorno. Una famiglia si sveglia durante la notte. Due bambini, fratello e sorella, si vestono senza fiatare nella camera buia, illuminati dalla luce fioca delle abat-jour. Attraversano i campi, si addentrano nel fitto del bosco.

    “C’è un’aria che sa di pioggia, un profumo di muschio misto a un odore rassicurante di corteccia”

    Al loro passaggio, gli animali selvatici li osservano incuriositi, da lontano. Sopra uomini e animali, un firmamento di stelle. E in tutto questo spettacolo offerto dalla natura, mamma e papà mostrano ai loro bambini che la fatica di alzarsi presto e di salire ripidi sentieri, per arrivare all’appuntamento ( questa è la parola che viene ripresa più volte nel corso del testo e dal titolo originale francese), vale la pena mille e mille volte.

    Gita Notturna (Gallucci, 2019)

    Allo stesso modo, Alba di Daniel Fehr e Elena Rotondo, è capace di evocare attraverso le sue tavole la vicinanza con la natura. Un bambino e il suo papà attraversano il quartiere silenzioso, colmo di quel silenzio e immobilità che solo la notte sa dare. Anche qui come in Gita notturna, la luce è un elemento centrale: quella fioca della soglia di casa, quella dei lampioni, quella fumosa della torcia.

    “Non mi sveglio mai a quest’ora. A quest’ora normalmente dormo. Oggi no. Oggi sono sveglio. Papà mi da i miei vestiti tiepidi. Scendo le scale e infilo giacca e scarponcini. Ora usciamo.”

    In poche tavole il paesaggio cambia e il quartiere abitato lascia spazio alla foresta. C’è un pontile di legno da attraversare, e un torrente che ora scorre lento ora più impetuoso. Il papà cammina davanti con un bastone in mano, non dice una parola. Il bosco si anima, i tronchi sembrano volti, gli animali selvatici li osservano dall’alto o da un cespuglio, in un interessante gioco di prospettive che mostra il punto di vista degli animali o si focalizza su piccoli dettagli.

    La narrazione avviene in prima persona, seguendo i pensieri e i timori del bambino, e l’essenzialità del testo lascia spazio all’immagine che arricchisce e colma di significato. Dopo una lunga passeggiata, arriva finalmente lo svelamento: padre e bambino, ognugno per conto suo, vengono sorpresi dalla luce dell’alba che illumina dove prima era buio.

    “Non mi sono accorto di quando la luce ha iniziato a cambiare. Il nero è diventato grigio. Il grigio è diventato rosso e blu. E giallo. Ora è luminoso. Ora è verde. Ora è caldo. La foresta canta”

    E forse è proprio questo il significato più profondo di ecosaggezza, in cui il contatto ravvicinato con la Natura è capace di mostrare all’uomo, come egli è parte di una grande comunità da custodire e preservare, che vede intimamente connessi mondo naturale, animale ed esseri umani.

    Per concludere, come scrive Rosa Tiziano Bruno nel suo saggio “l’educazione al pensiero ecologico ha bisogno della letteratura, perché leggere buone storie è il modo privilegiato per confrontarsi con le proprie emozioni e riuscire a comprendere quelle altrui, per imparare i sentimenti, per avviare riflessione sull’esistenza. Incoraggiare le passeggiate nel bosco, o predicare l’altruismo, risulterà inefficace fino a quando ci considereremo separati gli uni dagli altri, incapaci di riconoscerci membri di una medesima grande comunità.”


    Cosa può fare la scuola per la Natura e per un mondo sostenibile? E cosa la Natura può fare per la scuola?

    Aspetto le vostre riflessioni nei commenti!

  • Premio Andersen 2021 come Miglior Libro Senza Parole. Ma di parole, questo albo illustrato ne fa sbocciare tantissime: semplici, delicate, silenziose, un po’ come i fiori spontanei che nascono sotto il cemento. Fiori di città (Sidewalk Flowers è titolo originale) di Jon Arno Lawson e Sidney Smith (Pulce Edizioni 2020), attraverso le sue illustrazioni, mostra il prendersi cura, la bellezza dei gesti semplici, la riscoperta delle piccole cose.

    Illustrazione tratta da “Fiori di città”

    Una bambina esce con il suo papà, ma lui parla al telefono, sembra distratto.

    In quel momento, per gioco o per noia, la bambina inizia a cogliere i fiori che incontra nel suo cammino, fiori di città a cui nessuno fa caso, piante vagabonde cresciute spontaneamente tra le fessure del cemento e tra le mattonelle dei marciapiedi. Tesori invisibili ai più, ma grande motivo di meraviglia per chi sa fermarsi a guardare.

    E se guardiamo meglio, questi fiori di città sono dappertutto, negli angoli delle strade, riflessi nell’acqua di una pozzanghera, cresciuti al limite di un giardino. Fiori spontanei, selvatici che nessuno sembra vedere tranne la bambina, che raccoglie i fiori che nessuno vuole, e li regala.

    Illustrazione tratta da “Fiori di città”

    Strade, ponti, negozi, parchi: tutto inizialmente appare grigio e spento in questa città, anche i suoi abitanti. Ma avviene un miracolo: i fiori raccolti vengono condivisi e questo gesto aiuta a far riacquistare colore al paesaggio, restituendo bellezza e vitalità.

    L’ambientazione urbana, così ben rappresentata in bianco e nero, dove l’unica traccia di colore ricorrente è quella della mantellina rossa della protagonista, ricorda un fumetto, per il suo modo di raccontare il susseguirsi degli eventi, per i primi piani e le inquadrature sui dettagli.

    Un albo che si rivolge a tutti, in grado di esortarci a diventare custodi dei piccoli tesori che abbiamo intorno.

    Buona lettura!

    Manuela

  • Ormai l’autunno è iniziato già da un po’, e in questi giorni piovosi e grigi, la coperta di lana e la tazza di tè fumante sono ufficialmente entrati a far parte del kit di soppravvivenza dei pomeriggi in casa. Uno degli albi illustrati che più mi piace sfogliare in questo periodo (ma non solo perchè è ambientato in autunno!) è questo: Autunno di Susanne Rotraut Berner per Topipittori, 2018.

    Un libro brulicante (poi vi spiego cosa vuol dire) di grande formato, che racconta uno spaccato di vita cittadina, pieno di attività, persone, bambini, animali, giochi e stranezze, in cui il tempo scorre, ora piano, ora veloce.

    Scritto e illustrato dalla grande illustratrice tedesca Rotraut Berner, vincitrice dell’Hans Christian Andersen Award 2016, è un libro che sorprende per la sua ricchezza e per gli spunti che offre.

    I libri delle stagioni – Autunno

    Autunno è forse l’albo illustrato che preferisco tra “I libri delle stagioni” di Susanne Rotraut Berner. Ogni volta che lo sfoglio, mi perdo a fantasticare e ad immaginare le infinite storie che avvengono a Wimmlingen, piccola città di fantasia. Ci sono case, strade, oche, volpi, vecchi amici, coppie che si amano, bambini che giocano e animali che scappano e vengono ritrovati.

    E’ arrivato l’autunno e alla sagra del paese, tutti si incontrano per fare festa.

    Al Centro Culturale c’è un esposizione di zucche e la più bella riceverà un premio.

    I bambini sono emozionati per la sfilata delle lanterne.

    Quante cose accadono in questa cittadina! L’autrice ci prende per mano e ci conduce alla scoperta di un piccolo grande universo ricco di particolari e dettagli, in cui lo sguardo si perde e si sposta, spinto da un’incessante curiosità. E credo sia proprio questa la potenzialità e la bellezza di questo albo illustrato: un libro senza parole ma che di parole ne fa nascere tante. Un libro che è un’occasione di conversazione, dialogo, confronto tra il piccolo lettore e l’adulto, un libro per allenare lo sguardo e aguzzare la vista ai più piccoli particolari. Una storia che è tante storie, capace di arricchire e far nascere domande. Un libro che può essere letto da bambini di qualsiasi lingua, perchè il linguaggio delle figure è universale.

    Accade anche che il piccolo lettore venga indotto ad anticipare un evento che invece prenderà tutt’altra piega, da una parte sconfessando le aspettative ma dall’altra sorprendendo per la qualità dell’esito narrativo. Scoprire nuovi dettagli a ogni lettura potrebbe anche innescare riflessioni sulla propria capacità percettiva. Perché non ho notato quello scoiattolo, quell’auto, quel gesto prima? I lettori sono costantemente incoraggiati a mettere in discussione le proprie impressioni e le precedenti ipotesi riguardo a un wimmelbuch perché c’è semplicemente troppo da considerare a riguardo. Proprio come le osservazioni e le speculazioni primarie, anche tali riflessioni critiche possono servire da semi narrativi per nuove storie (analisi tratta ed adattata dal blog di Topipittori).

    E parlando di nuove storie, ultimamente mi sono soffermata a riflettere sull’importanza di raccontare storie: tutti raccontiamo storie, è un bisogno antichissimo di ogni essere umano. Come per gli adulti, anche per i bambini narrare dà ordine e senso alla realtà e al tempo della nostra vita. Quando raccontiamo di noi stessi (cosa abbiamo fatto, come abbiamo trascorso la giornata) stiamo costruendo una storia. Lo stesso fa il bambino: quando racconta, sta rappresentando il mondo mettendo in sequenza ciò che compiono i personaggi, in un certo luogo e tempo.

    Autunno è certamente un libro dove le storie da raccontare non mancano.

    Ma cos’è esattamente un libro brulicante? Chiamato anche wimmelbuch, in tedesco, indica un libro ricco di moltissime figure e pochissime parole e scritte nascoste tra le immagini disegnate.

    Buona lettura a tutti!

    Manuela

  • Siamo a settembre e nelle librerie e sul web iniziano a fioccare le proposte di lettura che riguardano la scuola: libri per affrontare serenamente il primo giorno di asilo, libri su bambini che non vogliono andare a scuola, libri da leggere per il passaggio dalla materna alla primaria e libri che offono conforto a mamme e papà, malinconici nel vedere crescere il proprio pargolo.

    Non amo i libri a tema, trovo che spesso i libri pensati e realizzati dichiaratamente con un intento “tematico” lascino troppo poco spazio al non detto, e che contengano poco o niente, di quell’aura di mistero e domande che un buon libro di qualità è capace di suscitare nei piccoli e grandi lettori.

    Attenzione, non ci trovo nulla di male in una lettura che affronta un argomento in particolare, come quello della scuola, ma trovo che spesso i libri a tema rimangano un po’ piatti, facendo perdere la possibilità al lettore di scoprire orizzonti più ampi e boschi di significati più profondi. Ma di questo parleremo meglio un’altra volta.

    Fatta questa premessa, vi vorrei parlare quindi di “Che cos’è la scuola?”, uscito a settembre 2021 per Terre di Mezzo, scritto e illustrato da Luca Tortolini e Marco Somà.

    E nel caso ve lo stiate chiedeno, no, non è un libro a tema.

    Che cos’è la scuola?, Luca Tortolini e Marco Somà

    “A tutte le bambine e a tutti i bambini che vanno a scuola e che cominciano a prendersi cura del mondo”. 

    Si apre così questo albo, con una dedica preziosa e ricca di buoni auspici, a tutti i bambini che vanno a scuola. Che la inizino per la prima volta, o che invece proseguano un percorso già cominciato, questo albo, impreziosito dalle illustrazioni raffinate di Marco Somà, è un libro per tutti, adulti compresi, perchè le parole che leggiamo sono un monito per l’umanità.

    Un invito, quello dell’autore Luca Tortolini (già autore de “Il Catalogo dei Giorni”) insieme a Somà, di spronare gli adulti a ricercare la bellezza, a ritrovare la capacità di meravigliarsi e di aprirsi verso le idee e verso gli altri, così come avviene a scuola, luogo di apertura e scambio per eccellenza.

    “La scuola è uno spazio aperto anche quando è al chiuso”

    Un albo illustrato dalla struttura circolare, con un incipit potente, si apre e si chiude con la stessa frase. Con questo gioco di parole, che Somà rappresenta come una portone aperto in un giardino, entriamo all’interno della storia.

    La scuola è una e tante cose: è un edificio, è un gruppo di bambini, sono i maestri, le idee, la storia, la poesia, la matematica, la musica. E’ un luogo in cui tutto si mescola e s’intreccia per costruire il saper essere e il saper vivere. E’ anche un luogo di scambio, dove ci si scambia proprio tutto: le gomme, gli astucci, ma anche le idee e i sorrisi.

    Una scuola lontana da stereotipi

    Che cos’è la scuola” è un albo che parla di scuola, ma lo fa senza dettare regole, imporre canoni o semplificare dicendo che dobbiamo ascoltare la maestra. Le parole scelte sono parole gentili, che ammaliano, invitano e includono.

    Si menzionano i buoni e i cattivi maestri, quelli che hanno pazienza e quelli che un po’ meno, ma che hanno il compito di insegnare ai bambini cos’è la bellezza e mostrare loro la grande forza dell’immaginazione. Si dice anche che i maestri debbano mostrare cosa significa sbagliare: perchè “più si sbaglia, più si impara“.

    Si parla di bambini che a scuola provano sentimenti diversi: c’è chi è contento, chi è impaurito, chi è pieno di rabbia o è triste, lasciando la libertà ai bambini di sentirsi tristi o felici, bisognosi di conforto oppure no.

    Tortolini narra di una scuola aperta, autentica, libera, in cui tutti, bambini e maestri, convivono, ognuno con le proprie caratteristiche e qualità.

    Ma cosa accaderebbe se la scuola scomparisse? Probabilmente i bambini dovrebbero immaginarsela, e la costruirebbero nel migliore dei modi, e Somà ce lo mostra, con un omaggio ad Harold e al suo pennarello viola.

    In alcune scuole oltre alle idee si piantano anche gli alberi e si cura il giardino: qui l’invito a bambini e grandi a custodire la natura e ad amarla, partendo dalla scuola, luogo in cui far germogliare sensibilità e conoscenza.

    Il testo, ricco di suggestioni, è aperto e luminoso, e scorre leggero accanto alle illustrazioni di Marco Somà, dolcissime, capaci di catturare lo sguardo, già a partire dai risguardi e dalla copertina. Una lettura che vi consiglio fortemente per la sua forza e bellezza, e per le riflessioni interiori che suscita.

    Buona lettura!

    Tre Libri Alla Volta

  • Da qualche settimana a questa parte, piccoli e grandi lettori sono passati in libreria chiedendomi di poter sfogliare l’ultimo albo illustrato di Beatrice Alemagna.

    Manco per sogno” (dal titolo originale francese Même pas en rêve – per la casa editrice parigina école des loisirs) è il suo ultimo lavoro, tanto atteso dal pubblico e uscito in Italia con Topipittori (2021) grazie alla traduzione di Lisa Topi. Un libro pubblicato a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, che parla di scuola e di nuovi inizi, ma che di tematico non ha proprio nulla, confermando ancora una volta la freschezza e l’originalità del segno dell’autrice.

    Una storia che si ispira all’esperienza personale di Beatrice con la figlia più piccola, e che ha preso forma in questo albo illustrato, dedicato a bambini e genitori che si trovano a dover affrontare l’inizio di un nuovo percorso scolastico.

    Manco per sogno! (Topipittori, 2021)

    Manco per sogno, Beatrice Alemagna (Topipittori, 2021)

    Pasqualina: tre anni, due ali pelose e le idee molto chiare: niente scuola. Mai. Manco per sogno. Così si apre il nuovo straordinario albo di Beatrice Alemagna dedicato a tutti i piccoli che si apprestano ad affrontare il primo giorno di scuola. Con acutezza e umorismo Beatrice, a sorpresa, ribalta la situazione. Sarà Pasqualina a dover prendersi cura dei suoi genitori diventati piccolissimi e timorosi dell’avventura scolastica che li aspetta. In questo modo si troverà a trascorrere il primo giorno di scuola dimenticando capricci e paure, e vivendo tutte le grandi novità della strana giornata.

    Pasqualina è la protagonista di questa storia. Curiosa, la scelta di raffigurarla come un pipistrello: in un’ intervista rilasciata all’editore francese école des loisirs, Beatrice racconta infatti di come la scelta del pipistrello sia stata ben precisa: “è un animale ambiguo, portatore di una doppia anima, è simpatico, buffo, ma odioso e difficile allo stesso tempo, si pensa di conoscerlo, ma ha una forte personalità..”, un po’ come Pasqualina, che incarna i modi di fare e le caratteristiche tipiche dell’infanzia.

    Uno dei passaggi che mi ha colpito maggiormente e che stravolge la storia rendendola assolutamente imprevedibile da quel momento in poi, è quando Pasqualina arriva ad urlare talmente forte da far rimpicciolire i genitori. Mi ha ricordato per certi versi, seppur al contrario, il pinguino che va in mille pezzi dopo l’urlo della mamma in “Urlo di mamma” di Jutta Richter). Questo momento di rottura e di cambiamento che non ti aspetti, trovo sia stata una scelta geniale da parte dell’Alemagna, capace di rappresentare in maniera inaspettata, la rottura di un equilibrio.

    Ed è forse il rovesciamento dei ruoli che rende questa storia geniale, ben riuscita e lontana dall’essere un libro a tema sulla scuola: i timori di Pasqualina per il nuovo inizio, si trasformano in una buffa avventura in cui deve badare a mamma e papà che la accompagnano nel suo primo giorno a scuola. I genitori, però, ben presto si rivelano complicati da gestire, comportandosi esattamente come bambini.

    Emerge allora un altro tema su cui riflettere: quello della scuola come spazio in cui è bello stare da soli, lontano dalla famiglia, uno spazio in cui scoprire chi siamo, un momento necessario di libertà e indipendenza dalla famiglia per poter crescere.

    Un albo più narrativo rispetto alle pubblicazioni precedenti, ma che anche questa volta ha saputo conquistare i piccoli e grandi lettori.

    Una storia deliziosa e sapiente, che con la tenerezza e il sorriso centra i sentimenti e le contraddizioni dell’infanzia, età di grandi scoperte e cambiamenti. Consigliato e dedicato a tutti i grandi e bambini di 3,4,5 anni che iniziano un nuovo percorso.

    Per chi parla francese: qui il link al video con l‘intervista a Beatrice Alemagna!

    Buona lettura!

    Tre Libri Alla Volta

  • Girando tra gli scaffali della mia libreria di fiducia – nella sezione dedicata ai lettori più piccoli, mi sono imbattuta in alcuni albi cartonati dell’autrice e illustratrice tedesca Susanne Strasser (la stessa autrice de “La torta in cielo” e “Balena vengo anch’io!), tra cui “Chi dorme nel lettone?” uscito a settembre 2021 per Terre di Mezzo.

    Ad attirare la mia attenzione il formato e la copertina, lucida e dai colori brillanti seppure dai toni freddi, in un formato cartonato rettangolare dagli angoli smussati, che mi ha subito fatto venire voglia di iniziare a leggere la storia all’interno.

    Sull’importanza che riveste la copertina in un libro, ci sarebbe tanto da dire: soglia o confine, a seconda dei punti di vista, è ciò che spinge i bambini (e anche gli adulti!) a scegliere un libro, e per questo la disposizione a scaffale per copertina è sempre una buona idea, un richiamo forte, magnetico, che dice al bambino “vieni a leggermi”.

    Chi dorme nel lettone?

    Sei animali dormono in un grande letto matrimoniale: una volpe, un riccio, un asino, un pellicano, un coccodrillo e una foca. Ma ecco che uno ad uno iniziano a svegliarsi, come farebbe un bambino nel cuore della notte. C’è chi deve fare pipì, chi lavarsi i denti, chi ha sete e chi ha prurito alle orecchie. Ognuno trova una buona scusa per alzarsi e..saltare fuori dal letto! Uno ad uno li vediamo sparire oltre una porta aperta. Ma dove stanno andando tutti, il lettore lo scoprirà solo alla fine del libro.

    Dormire come un ghiro ed essere svegli come un grillo

    Illustrazione tratta da “Chi dorme nel lettone?” – S. Strasser (Terre di Mezzo, 2021)

    In questo albo, colpisce l’uso della similitudine che apre il testo (dormire come ghiri – essere svegli come un grillo), una formula su cui si regge l’intera narrazione e che viene ripresa pagina dopo pagina.

    La similitudine, per definizione, è una figura retorica fondata sulla somiglianza logica o fantastica di due eventi o successioni di pensiero e che consiste nel confrontare due identità, in una delle quali si individuano proprietà somiglianti e paragonabili a quelle dell’altra, facendo uso di avverbi quali: come, simile a, sembra, assomiglia, così come (a differenza della metafora che non si serve di questi ultimi).

    Trovo molto bello esporre i piccoli lettori ad un linguaggio ricco, e come in questo caso, avvicinarli alla bellezza della lingua, attraverso l’ascolto di figure retoriche capaci di stimolare la complessità del pensiero e il potere dell’immaginazione.

    Oltre alla similitudine, è presente anche l’uso di suoni onomatopeici, sempre apprezzati dai bambini, e che contribuiscono a rendere la lettura musicale e giocosa.

    Illustrazione tratta da “Chi dorme nel lettone?” – S. Strasser (Terre di Mezzo, 2021)

    Via via che si prosegue con la lettura, la storia diventa sempre più esagerata grazie all’uso della ripetizione: i periodi ripetuti, infatti, offrono al piccolo lettore una sensazione di sicurezza e soddisfazione nel riuscire a prevedere cosa sta per accadere.

    Uno dopo l’altro tutti gli animali escono di scena, scanditi dalla frase “Porta aperta porta chiusa”, in una sorta di formula rituale, che dà ritmo e movimento al trambusto notturno della camera da letto.

    Illustrazione tratta da “Chi dorme nel lettone?” – S. Strasser (Terre di Mezzo, 2021)

    Non c’è bisogno di spiegarvi dove sono andati a finire tutti gli animali.

    Il finale non ve lo svelo perchè c’è l’effetto sorpresa!

    Una lettura che ho apprezzato per la sua ricchezza – pur nella sua semplicità, un libro per la buonanotte da leggere insieme, prima di addormentarsi nel…lettone, oppure no.

    Buona lettura!

    Tre Libri Alla Volta

  • Benvenuta Giada su Tre Libri Alla Volta, grazie per aver accettato l’intervista!

    Ci racconti qualcosa di te?

    Sono Giada ho quasi 27 anni, e vengo da Cervia una cittadina della riviera romagnola in provincia di Ravenna, dove tutt’ora vivo. Sono cresciuta facendo torte di terra nella mia casetta di legno in giardino, mi piacciono le cose accoglienti, le piante, un buon film italiano, i gatti e ad oggi sto cercando di affermarmi nel mondo dell’illustrazione. 

    Quando hai deciso di dedicarti all’illustrazione? Ci parli del tuo percorso di studi?

    Sin da piccola, grazie anche alle passioni dei miei genitori, adoro “fare”, dedicarmi alle cose manuali. E ho avuto la fortuna di essere sempre stata sostenuta dalle persone più care nel perseguire questa strada. Ho frequentato il Liceo Artistico di Ravenna. Dopo le superiori, mi sono iscritta a Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Urbino, dove ho scoperto che ciò che mi interessava approfondire, a livello artistico, era l’illustrazione. Ho poi deciso di iscrivermi all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche), dove c’è una specialistica in illustrazione in cui insegnano grandi professionisti del settore, che sono stati per me immensa fonte di ispirazione, e grazie ai quali ho trovato conferma di voler far parte di questo mondo. 

    Chi sono gli autori o le correnti che più ti ispirano? Come descriveresti il tuo stile?

    Illustrazione Giada Franceschelli – Collettivo Rotondo

    Difficile dirlo. Mi piacciono tantissime cose, molte delle quali sono diverse tra loro e diverse da ciò che faccio. Al giorno d’oggi possiamo avere un occhio sul mondo, per questo è facile che si creino contaminazioni. Alcuni degli illustratori che ammiro e che non possono mancare sul mio scaffale, sono Beatrice Alemagna, Valerio Vidali, Andrea Antinori, Laurent Moreau, Isabelle  Arsenault, Phoebe Wahl, Richard Scarry, e tanti altri (e sicuramente molti dei miei colleghi e compagni di studi – bravissimi!). Non saprei in che modo definire il mio stile, mi sento un pò mutevole, mi piace fare più cose con più tecniche.

    Mannaggia, piove! per Pulcivolanti è il tuo primo albo illustrato pubblicato nel 2020: ci racconti qualche anneddoto divertente sulla realizzazione di questo albo?

    Tavola illustrata di “Mannaggia Piove” e Gatto Merlino

    Questo albo nasce come progetto tesi, per cui lascio immaginare gli alti e bassi che stanno alla base dell’idea del libro. Più che aneddoti divertenti ci sono stati grandi pianti! Scherzi a parte, una cosa che non tutti sanno è che il gatto che ho inserito nella storia, compagno di avventure della protagonista, nascosto in quasi tutte le aperture, ha le caratteristiche di Merlino, il mio gatto. Infatti, come accade nella realtà, quando lo si scova, non apprezza molto venir disturbato. Volevo mettere un elemento a me familiare che creasse un rimando al salotto di casa e un gioco ulteriore da fare.  

    Nel tuo portfolio, emerge la tua partecipazione a numerosi festival e mostre: quanto è importante per un illustratore emergente farsi un “curriculum” in questo senso?

    Illustrazione Giada Franceschelli
    Illustrazione Giada Franceschelli – Collettivo Rotondo

    Credo che partecipare a iniziative di questo calibro sia un ottimo modo di conciliare studio, lavoro, nuovi progetti, e sopratutto l’opportunità di far crescere il portfolio e aumentare la propria visibilità. Spesso ai concorsi, seguono le mostre con le esposizioni delle opere partecipanti, e ciò permette di promuovere il proprio lavoro. Durante i miei studi all’ISIA, il fatto di partecipare a festival e concorsi dava crediti formativi, quindi sicuramente anche da un punto di vista accademico si è incentivati!

    Da poco sono usciti gli illustratori selezionati per la Bologna’s Children Book Fair e tu ne fai parte insieme a Luca Tellurio del collettivo Rotondo. Siete tra gli 8 illustratori italiani sui 77 selezionati. Congratulazioni! Cosa rappresenta per te questo approdo alla Fiera di Bologna? Sei emozionata?

    Grazie mille per le congratulazioni! Sono molto emozionata e ancora non realizzo bene questa cosa. Forse accadrà quando sarò di persona alla Bologna Children’s Book Fair (BCBF) e vedrò il nostro lavoro in mostra, sperando che si possa andare (questa intervista è stata realizzata prima di scoprire che la BCBF si sarebbe tenuta online per l’edizione 2021!). É un traguardo molto importante per chi fa parte del mondo dell’illustrazione, la Fiera di Bologna è davvero un evento centrale. L’abbiamo sempre frequentata come spettatori, fantasticando e chiedendoci se un giorno ne avremmo fatto parte! Ci rende orgogliosi sapere di essere stati selezionati e ci sprona a credere ancora di più nel nostro lavoro. Poi la gioia è pure doppia, perché condivisa!  

    A proposito di Rotondo, ci racconti brevemente come nasce?

    Illustrazione Giada Franceschelli – Collettivo Rotondo

    Rotondo nasce insieme a Luca, nell’autunno 2019, al termine del nostro percorso di studi. Con Luca eravamo già abituati a lavorare insieme e a condividere la scrivania. In occasione di un concorso di illustrazione, ci siamo messi a ragionare insieme e a dar vita ad un lavoro a quattro mani. Questa prova ha dato frutti positivi sin da subito. Abbiamo scoperto le potenzialità del lavoro in collettivo (ed anche le sue complicanze ovviamente) e ci siamo accorti che unendo i nostri linguaggi individuali si veniva a creare un nuovo approccio, un modo nuovo di vedere e rappresentare le cose, che ci ha incuriosito e stimolato,e che abbiamo deciso di approfondire. Rotondo, in realtà, si chiama così da pochi mesi, a partire dall’esigenza di avere un nome unico che rappresentasse il nostro progetto.  

    Com’è la vita di un’illustratrice? Tre consigli per gli aspiranti illustratori che ti leggono

    Ancora non sono illustratrice a tempo pieno, sono in una fase in cui alcune cose sono in lavorazione e in cambiamento. Reputo il mondo dell’illustrazione un luogo magico. La mia esperienza è molto breve perché sono “attiva” dal 2019. Partendo quindi dal fatto che mi sento acerba per dare consigli, come per tutto, in questo lavoro serve equilibrio, perché potendolo portare avanti da casa, il rischio concreto è quello di alienarsi o ad esempio di non riuscire a separare lavoro e vita privata. A volte ci sono frustrazioni e momenti di crisi, ma le soddisfazioni superano i problemi. I consigli che darei, forse banali e applicabili a tanti ambiti, sono prima di  tutto di essere appassionati in quello che si fa, studiare, coltivare l’interesse, aggiornarsi, perseverare ed essere costanti…e di sfruttare i mezzi come i social media per mostrare quello che si fa e creare “rete”.  

    Ultima domanda: qual’ il tuo libro sul comodino?

    Ad oggi sul comodino c’è Figure di R. Falcinelli e il libro “Cuore” di E. De  Amicis, che mi accompagna dai tempi delle elementari.

    Grazie Giada per il tempo che hai dedicato ai lettori di Tre Libri Alla Volta. Un grande in bocca al lupo per il tuo lavoro! Sono certa sentiremo ancora parlare di te.

    Tre Libri Alla Volta