Della luna in letteratura è stato scritto tanto. E anche nella letteratura per bambini e ragazzi, tanti sono gli albi illustrati che a diversi livelli, hanno voluto raccontare la luna ai bambini: a volte la luna assume le sembianze di un volto tondo da riconoscere nel cielo, altre invece, la luna è una presenza fissa che si affaccia alla finestra al momento dell’addormentamento (come in Goodnight Moon di Margaret Brown o Papà mi prendi la luna per favore? di Eric Carle), altre volte ancora, la luna è legata al sogno, alla fantasia e all’ignoto.
La notte in cui la luna sparì (Pulce Edizioni, 2021) è un albo illustrato poetico dal sapore di una favola tradizionale giapponese. Scritto da Cristina Petit e accompagnato dalle illustrazioni del grande pittore giapponese Ohara Koson, La notte in cui la luna sparì è un albo che suscita meraviglia e riflessione, destinato a tutti quei grandi e bambini che hanno voglia di una storia dal sapore lontano.
La notte in cui la luna sparì: la trama
“La luna piace molto ai bambini e molto anche agli animali.
I bambini la guardano dalla finestra o dal marciapiede.
Gli animali la salutano dal bosco o dalla piccola parte di mondo in cui vivono.
E la vedono anche quando è molto leggera nel cielo…”
Con queste parole veniamo accolti all’interno della storia. Ci troviamo in un bosco, vicino ad un fiume, e nell’aria c’è fermento e grande preoccupazione: alle oche è giunta voce che la luna non sarebbe spuntata nel cielo quella notte.

Una notizia, un pettegolezzo, quello della luna, che arriva all’orecchio degli animali di tutto il bosco, interrompendo la quiete del tardo pomeriggio di settembre. Le oche, incarnando la loro natura chiaccherona, iniziano a starnazzare rumorosamente per avvisare tutti gli animali che la luna non spunterà. Alcuni animali, come le anatre, le carpe, la mosca si agitano, altri invece restano impassibili e quasi infastiditi, come la tigre, la civetta e il babbuino.
Gli animali protagonisti di questa storia, come gli uomini, si portano dietro vizi e virtù legati alla loro natura, e ce ne rendiamo conto per gli aggettivi che vengono usati per descriverli (il babbuino è riflessivo, le oche rumorose e agitate).

In un crescendo di tensione, in cui sempre più animali si agitano alla notizia portata dalle oche, sul finale, questa viene stemperata dall’entrata in scena del babbuino, che scende dal suo albero, e spiega alla mosca che le cose non sono sempre come appaiono.

Dopo l’intervento del babbuino, le cose sembrano tornare alla quiete di sempre.
“Finalmente le oche poterono fare il loro spettacolo di volo sincronizzato che stavano preparando da mesi ma…tutti stavano giù dormendo“.
La notte in cui la luna sparì: lo stile
Il formato verticale del libro ricorda quello di un tanzaku (biglietto scritto su carta tradizionale giapponese con desideri e preghiere, in occasione della festa delle stelle di Tanabata).
I testi sono scritti in stampato maiuscolo per una maggiore facilità di lettura, aspetto che lo destinano ad un pubblico di lettori ampio, che arriva fino ai primi anni della primaria. Un testo leggero e delicato che accompagna le tavole pittoriche di Ohara Koson con grande armonia.
Le illustrazioni sono quelle di Ohara Koson (1877-1945), pittore giapponese del XIX secolo, famoso per le sue opere nello stile kachoe-e, stile pittorico naturale con fiori e uccelli come soggetti, di cui Hokusai e Hiroshige furono i maggiori esponenti (avete presente il quadro dell’onda?).
La notte in cui la luna sparì è un albo illustrato che avvicina i bambini all’arte, all’osservazione del mondo naturale. Un libro da leggere ad alta voce prima di addormentarsi, per fantasticare sulla luna e sugli animali di questa storia.
Ohara Koson: dal kasho-e al giapponismo
Di Ohara Koson, nonostante la prolifica produzione artistica, si san ben poco. Alla fine dell’ 800 fu professore alla Tokyo School of Fine Arts, dove incontrò Ernest Fenollosa, curatore d’arte giapponese al Museum of Fine Arts di Boston. L’incontro tra i due segna l’avvio della carriera artistica di Koson, che da quel momento in poi, sarà più celebre all’estero che in patria, dove gli verranno commissionate opere da parte di collezionisti americani ed europei.
Negli anni ’30, molte sue opere comparvero anche in mostre nei musei europei e americani: l’esportazione massiccia delle sue opere avvenne perchè a quel tempo i giapponesi avevano perso il senso per i loro valori tradizionali, mentre in Occidente il giapponismo avanzava, da quando dopo la seconda metà dell’Ottocento, le prime stampe giapponesi erano arrivate in Olanda tramite la Compagnia delle Indie.
Un albo illustrato che ricorda una favola giapponese, da leggere insieme o da soli, e in grado di suscitare bellezza e meraviglia. Buona lettura!
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