Ogni volta che qualcuno mi racconta di un viaggio o ripenso a un viaggio che ho fatto, mi viene in mente questo albo, scritto e illustrato dal grande illustratore francese Barroux, edito da Edizioni Clichy (2021) con la traduzione di Maria Pia Secciani.
Quella mattina sono partito racconta la storia di un bambino che una mattina sente il desiderio di lasciare tutto e partire per un viaggio. Così, da solo. Senza una meta precisa. Un viaggio da fare per il semplice gusto di partire, per cambiare aria. Prepara così una grande valigia, una valigia più grande di lui che riempie di oggetti – a suo parere indispensabili per affrontare ogni evenienza: un coltellino multiuso, una scatola di fiammiferi, un kit di pronto soccorso, una grossa tenda ingombrante, delle pinne, una macchina fotografica, degli occhiali da sole…

Ho messo la chiave sotto lo zerbino e, senza voltarmi, sono partito, guardando sempre dritto davanti a me.
Il bambino cammina a lungo e durante questo suo vagare inizia a fare una serie di esperienze e di incontri, che in un modo o nell’altro, gli allegeriscono la valigia.
Come la sua amata tenda, per esempio, che regala ad un signore con cui ha condiviso del tempo e una fetta di anguria. O come il fucile, utile per proteggersi dagli sconosciuti e dagli animali feroci, lasciato nella foresta vicino ad un orso. Dopotutto l’animale non era poi così feroce! E poi ancora, il cellulare, la sveglia e il kit di pronto soccorso, scambiati per un grappolo d’uva.
Man mano che il bambino viaggia e fa esperienze nuove, la sua valigia inizia ad alleggerirsi, facendogli scoprire la bellezza del viaggiare senza un peso superfluo da trascinarsi dietro. Un viaggio senza valigie ingombranti che è una metafora del viaggiare liberi da schemi e da preoccupazioni, diventando più consapevole della leggerezza delle cose utili e la pesantezza delle cose superflue.
Dopo un lungo camminare, il bambino sente che è giunto il momento di fare ritorno a casa. Una volta tornato si accorge però di quanto fosse circondato da cose inutili e ingombranti, pesanti come la valigia con cui era partito. E così, esattamente come aveva fatto durante il suo viaggio, decide di liberarsi di tutto ciò che era inutile iniziando una nuova vita con una borsa piccola ma con tutto il necessario dentro. Una volta tornato, scambia con i suoi vicini i ricordi del viaggio e pianta i semi ricevuti con i suoi piccoli amici, che ben presto faranno vivere la città immersa nel verde e nei fiori.
Chi è Ilaria Pasini? Una maestra innamorata degli albi illustrati, dei bambini e della sua libertà. Su instagram la trovate come @maestratralefiabe.
Ma che bello, grazie non lo conoscevo!
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